goodbye Albert One
Soltanto un mese fa, sulla pagina Instagram di Youngtimer Italia, parlavamo di Albert One, reso celebre da “Turbo Diesel”, all’interno del quiz “Indovina song”. L’11 maggio 2020, nello stesso giorno del 35esimo anniversario dell’Alfa 75, ci saluta per sempre, a causa di una polmonite forse non legata al Covid 19.
Durante l’epopea della Italo Disco era uso comune costruire nomi d’Arte basati su giochi di parole, come nel caso di Den Harrow, che altro non stava a significare, se non “Denaro”, o di “Tracy Spencer”, che di fatto era l’inversione di “Spencer Tracy”. Jovanotti, secondo questa logica, non era da meno, ma è stato l’unico a riuscire a superare quel periodo indenne, senza dover diventare un fenomeno revival, forse perché già costruito su un altro schema, che era quello del rap più commerciale, e forse anche perchè già proposto verso la fine degli anni Ottanta, visto che il debutto risale all’88, soprattutto a livello televisivo, quando il fenomeno Italo Disco stava iniziando a calare. Non in quel senso.
Rispetto a Tracy Spencer o a Jovanotti, Albert One è una delle maggiori certezze del dance floor pavese, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, e non è una scoperta di Claudio Cecchetto. Prodotto da Enrico Ruggeri, esattamente come i Canton, Albert One esce nel 1982 con un altro nome, non meno giocoso: “Jock Hattle”. Sembra uno scherzo, ma è la realtà, tangibile nei passaggi radiofonici, nelle presenze in discoteca e nelle classifiche: “Yes-no family” riesce a varcare i confini nazionali, ma il vero successo lo ottenne con l’etichetta di Naggiar, la Baby Records, con “Turbo Diesel”.
Durante il video, un’Opel Rekord già opportunamente trasformata in improbabile cabrio, viene distrutta a poco a poco, con tanto di bandiera italiana sul cofano e ragazze a fare da contorno. Il successo di Albert One, che non è Albertone, perché di Sordi c’è poco, e il nome si rifà soprattutto alla taglia forte di Alberto Carpani (nome all’anagrafe), continua con altre hit fino al 1989, e poi di nuovo nel 1999, con “Sing a song now now”.
Dopo “Turbo Diesel”, il suo periodo di maggior successo raggiunge l’apice nel 1985, con “Hearth on fire”, consacrandolo al ruolo di protagonista Italo Disco, riscoperto dai nerd automobilistici pre youngtimer, nel 2009/2010, e oggi presenza fissa in tutte le pagine anni Ottanta. Nelle storie di Instagram di chiunque possieda una youngtimer, “Albert One” esiste almeno Venti volta l’anno, inevitabilmente.
Un altro pezzo di Storia degli anni Ottanta che se ne va, come dicono i cinquantenni da buongiornissimokaffee, che preferiamo tenere vivo con “Lady O”, uscito un anno dopo “Turbo Diesel”, sempre all’interno di Mixage, la più grande invenzione di Freddy Naggiar. Per le cronache, Freddy Naggiar era possessore di un’Alfa 90, ai tempi, ed era noto nell’ambiente per le sue riunioni per telefono, seduto sul sedile posteriore, nel tratto via Timavo- Aeroporto di Linate, perché la Italo Disco viaggiava.
Ciao Albert One, grazie per quello che hai fatto per la musica italiana.
Enzo Bollani | Bosisio Parini, 12 maggio 2020.